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Camorra: le radici storiche e l’impatto economico nel tempo  


Giulia Caruso, 27 novembre 2025.  


La Camorra è una delle più antiche organizzazioni criminali d’Europa, un sistema di potere che nasce nella  Napoli preunitaria e che nel corso dei secoli ha saputo trasformarsi seguendo le opportunità economiche  offerte dal territorio. A differenza di altre mafie, non ha mai posseduto un unico centro di potere: la sua  forza deriva da un mosaico di gruppi autonomi, le paranze, uniti da un metodo basato sull’uso sistematico  della violenza come strumento di profitto. Fin dagli inizi, la logica camorristica è sempre stata quella di  monetizzare il controllo sociale. Il termine camorra divenne presto sinonimo di tangente, perché qualsiasi  attività, che si trattasse di gioco, commercio, prostituzione o lavori pubblici, veniva tassata con una  percentuale imposta attraverso intimidazioni e soprusi. Il barattolo, lo sbruffo e le altre cifre estorte  rappresentavano il cuore economico di un sistema che si strutturava come un potere parallelo. Dal periodo  borbonico ai traffici del dopoguerra, fino al controllo degli appalti e ai grandi business criminali  contemporanei, la Camorra ha percorso un’evoluzione che l’ha trasformata da racket di strada a impresa  globale capace di infiltrarsi nella vita economica e politica del Paese.  


Dal ‘500 all’800  

Le origini economiche della Camorra emergono tra il Cinquecento e il Seicento e, secondo alcuni studiosi,  potrebbero essere collegate alla Confraternita della Guarduna, una società segreta spagnola nata nel 1417 e  specializzata nell'esecuzione di delitti per conto terzi. Quando queste pratiche giunsero a Napoli, trovarono  un ambiente urbano vivace, densamente popolato e poco regolamentato, ideale per trasformare la violenza  in un’attività capace di produrre rendite.  


Nell’Ottocento, quando la Bella Società Riformata consolidò un’organizzazione gerarchica quasi  burocratica, le fonti di guadagno erano numerose e ben diversificate. Il gioco d’azzardo all’aperto era  rigidamente controllato: i biscazzieri versavano una percentuale degli introiti, il cosiddetto barattolo,  riscossa da emissari che si presentavano con la naturalezza di funzionari delle tasse. Anche il commercio  cittadino diventava un territorio di sfruttamento continuo. Nei mercati, al porto e nelle strade ogni  transazione produceva lo sbruffo, una tangente richiesta più volte lungo l’intera filiera, dal trasporto alle  operazioni di carico e scarico.  


Il gioco clandestino, chiamato gioco piccolo, rappresentava l’unica vera “industria” gestita direttamente dai  camorristi, un lotto parallelo che rivaleggiava con quello governativo. Nelle carceri, inoltre, la Camorra manteneva un’autorità assoluta imponendo la cosiddetta tassa dell’olio, un contributo teoricamente  destinato a mantenere accesa una lampada votiva ma in realtà usato come forma di estorsione brutale.  


Oltre a esercitare violenza e riscossioni, la Camorra offriva anche una sorta di giustizia parallela. I  camorristi intervenivano nelle controversie, garantivano protezione e, grazie ai soldi raccolti, corrompevano  funzionari e agenti. Le paranze versavano ogni sera i proventi ai contaiuoli, i tesorieri, che ridistribuivano  il denaro secondo una rigida gerarchia. Il capintesta, al vertice dell’organizzazione, riceveva un quarto dei  guadagni. Una parte consistente era destinata alla corruzione, mentre la restante veniva spartita tra gli  affiliati.  


Dal dopoguerra al 1970  

Sebbene sciolta ufficialmente nel 1912, la Camorra sopravvisse come mentalità e come pratica di  sopraffazione. Nel dopoguerra, in una Napoli provata dalla fame, dalla disoccupazione e dalla ricostruzione,  nuove figure criminali si imposero sfruttando i settori economicamente più redditizi: il contrabbando di  sigarette e i mercati ortofrutticoli.  


Il contrabbando divenne uno dei grandi motori della criminalità partenopea. Gruppi guidati dai fratelli  Giuliano, da Spavone e da Mormone si contendevano il controllo delle spiagge e dei depositi. Antonio Spavone, soprannominato ’o malommo, assunse un ruolo quasi leggendario, incarnando l’immagine del  contrabbandiere ribelle e spregiudicato.  


Anche i mercati ortofrutticoli erano un terreno fertile per il potere criminale. Figure come Pasquale  Simonetti, conosciuto come Pascalone ’e Nola, arrivarono ad autoproclamarsi presidenti dei prezzi,  intervenendo sui valori della merce e imponendo un sistema parallelo che ignorava completamente le regole  economiche della domanda e dell’offerta.  


In questo clima di miseria e opportunità illecite, Napoli divenne anche un ponte tra la malavita locale e  quella statunitense. L’arrivo di Lucky Luciano e, precedentemente, di Vito Genovese favorì un contatto  diretto con Cosa Nostra americana, aprendo la strada alla costruzione di reti internazionali che avrebbero  influenzato profondamente l’evoluzione successiva della Camorra.  


Da ieri a oggi  

A partire dagli anni Settanta, la Camorra attraversò una nuova fase di trasformazione con la nascita della  Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo. Cutolo introdusse un modello più centralizzato e  ideologico, capace di attrarre migliaia di giovani e di militarizzare l’organizzazione. In risposta, altri gruppi  si unirono nella Nuova Famiglia, creando un conflitto che segnò profondamente la Campania.  


Durante questo periodo, la Camorra ampliò il proprio raggio d’azione entrando nei traffici internazionali di  droga, armi e tabacco. Il riciclaggio divenne una necessità strategica: il denaro  

accumulato veniva reinvestito in imprese edili, attività commerciali, strutture sanitarie, servizi funerari e  nel gioco d’azzardo legale e clandestino. L’organizzazione rafforzò la propria presenza in settori sempre  più vasti dell’economia legale, camuffando il denaro sporco e costruendo veri e propri imperi  imprenditoriali.  


Il racket rimase una delle forme di finanziamento più diffuse. Nel 1982, secondo dati ufficiali, la metà dei  commercianti campani era costretta a pagare una tangente in un contesto segnato da violenze, attentati e  intimidazioni frequenti.  


Il passaggio decisivo verso la Camorra moderna avvenne con l’ingresso massiccio nel sistema degli appalti  pubblici. Nacque così l’alta camorra, formata da imprenditori, politici e professionisti che collaboravano  con i clan per gestire, pilotare e spartire i lavori pubblici. Dalle opere edilizie ai servizi di metanizzazione,  dalla derattizzazione alle bonifiche ambientali, la Camorra impose tangenti e condizioni, infiltrando appalti  miliardari. Il clan dei Casalesi (Casal di Principe, NA) è l’esempio più noto: riuscirono a intervenire persino  nei lavori preliminari dell’alta velocità Roma–Napoli, dimostrando la capacità di influenzare opere  strategiche per il Paese. Nel giro di pochi decenni, la Camorra compì una trasformazione radicale, passando  dal barattolo delle bische ottocentesche al controllo di interi settori della spesa pubblica, con una struttura  finanziaria complessa e una rete di relazioni che coinvolgeva ambienti istituzionali, professionali e  imprenditoriali.  


Conclusione  

La storia economica della Camorra dimostra una straordinaria capacità di adattamento. Dalla rendita sul  gioco e sul piccolo commercio alla gestione di traffici globali e appalti multimilionari, l’organizzazione ha  saputo sfruttare ogni vuoto di potere e ogni fragilità istituzionale per trasformarsi continuamente. Già nel  1899 l’onorevole Francesco De Martino osservava che le masse povere guidate dalla Camorra non  possedevano ideali, ma soltanto interessi. La sua intuizione descrive perfettamente la logica di fondo che,  attraverso i secoli, ha permesso alla Camorra di mutare pelle, si, ma di certo non natura. 


Sources: 

• Paliotti, Vittorio. Storia della camorra. Dal ’500 ai nostri giorni. Napoli, 2002.  https://anticabibliotecacoriglianorossano.it/wp-content/uploads/2020/04/Paliotti- Vittorio-Storia della-camorra-dal-500-ai-nostri-giorni.-Napoli-2002.pdf  

• Sales, Isaia. «Le parole della madre di tutte le mafie: la Camorra». Treccani Magazine – Lingua  Italiana, Speciali Mafie, 23 luglio 2023.  https://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/speciali/Mafie/2_Sales.html  

• Brancaccio, Luciano & Martone, Vittorio. The Camorras in Naples and Campania: Business,  groups and families. 2019.  https://www.researchgate.net/publication/360009822_3_The_Camorras_in_Naples_a  nd_Campania_Business_groups_and_families/link/625c6a9d9be52845a90b99e5/dow  nload?_tp=eyJjb250ZXh0Ijp7ImZpcnN0UGFnZSI6InB1YmxpY2F0aW9uIiwicGFnZSI6InB  1YmxpY2F0aW9uIn19  

• Peluso, Pasquale. The Roots of the Organized Criminal Underworld in Campania. Sociology and Anthropology, 118-134, 2013.  https://www.researchgate.net/publication/260834618_The_Roots_of_the_Organized_  Criminal_Underworld_in_Campania 


 
 
 

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